Bicentenario di Jane Austen
Percorso e momenti di Danza Regency (1811 - 1820) per le piazze del Borgo di Caltafimi Segesta
Coreografie: CARLA FAVATA
Con: Harmonia Suave della Compagnia Nazionale di Danza Storica diretta da Carla Favata
Inizio percorso: Largo Duca degli Abruzzi (Acquanova); a seguire:corso Garibaldi,via Mazzini, piazza Plebiscito; termine percorso:piazza Cangemi.
INGRESSO GRATUITOVisualizza la gallery
Teatro Antico – 19 luglio, ore 19.30
di Marzia Sabella
Regia Luigi Taccone
con Stefania Blandeburgo, Maria Teresa Coraci, Giusy Frallonardo
e con la partecipazione di Alessandra Camassa
Chitarra e voce Giana Guaiana
Voce fuori campo Lia Zinno
Consulenza artistica Rocco Pollina, Enrico Stassi
Assistente alla produzione Sara Taccone
Aiuto regia Enrico Romita
Una produzione AlephTheatre con il patrocinio della Commissione parlamentare antimafia e dell’Associazione Nazionale MagistratiNote:
Monologhi, liberamente tratti dal libro “Nostro Onore” di Marzia Sabella, nel quale, tra l’altro, si raccontano alcune storie vere, sbucate dalle carte processuali, di donne appartenenti, in qualche modo, all’universo mafioso. Storie al femminile, poco conosciute che, tuttavia, per la loro intensità e, soprattutto, per la loro “normalità”, finiscono per descrivere i prototipi delle donne di mafia.
Il filo rosso che unisce i monologhi è costituito dalla voce del magistrato donna, la quale, per il suo lavoro le “ha conosciute”, incontrandole nei verbali, nelle aule di udienza, nelle sale colloquio dei penitenziari, nelle intercettazioni.
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Piazza Cangemi CALATAFIMI SEGESTA 21 LUGLIO ore 19.00
Celebrazione del 50° Anniversario dalla prima rappresentazione moderna.
Interventi di:
SALVATORE NICOSIA, grecista e Prof. Emerito Università degli Studi di Palermo
GIUSTO PICONE, Prof. di Lingua e Letteratura Latina, Dipartimento di Scienze Umanistiche Università degli Studi di Palermo
GIANCARLO SAMMARTANO, regista
AGATA VILLA, Direttrice Parco Archeologico di Segesta
VITO SCIORTINO, Sindaco di Calatafimi Segesta
Evento in collaborazione con la PROLOCO di Calatafimi Segesta.
INGRESSO GRATUITOVisualizza la gallery
di T. M. Plauto
Teatro Antico – 22 -23 luglio, ore 19.15 PRIMA NAZIONALEAdattamento e Regia: MARCO CAVALLARO
Con:
Andrea Spina, Marco Cavallaro, Daniele De Rogatis, Selene Demaria, Chiara Amati, Maria Sessa , Martina Cenere
Musiche originali: MATTEO MUSUMECI
Coreografie: Giordano Orchi
Scene: Lollo Zollo Art
Costumi: Marco Maria Della Vecchia
Aiuto Regia: Teresa Calabrese
Macchinista: Ruslan Bardesky
Comunicazione: Anna Maria Treglia
Produzione esecutiva: Lisa Bizzotto
Amministrazione: Alberto Cassarino
Note:
Anfitrione, Amphitruo un nome che evoca gesta, imprese, trionfi ma soprattutto…risate!!!
Perché Anfitrione è il nome della commedia per eccellenza,una delle più conosciute di Plauto e l'unica a soggetto mitologico, prediletto piuttosto dal genere tragico.
In scena il tema del doppio, sapientemente riassunto attraverso il nome del servo Sosia, motivo degli immancabili equivoci e fraintendimenti, caratteristici degli intrecci plautini.
Chi di noi non ha desiderato almeno una volta di avere un doppio a cui poter lasciare i propri problemi? Giove, preso d'amore per Alcmena, ha assunto le sembianze del marito di lei, Anfitrione, mentre costui combatte contro i nemici della patria. Gli dà manforte Mercurio, travestito da Sosia; egli si prende gioco, al loro ritorno, del servo e del padrone, ma gli Dei non hanno fatto i conti con l’imprevedibilità dell’essere umano e quando i due titolari torneranno a casa saranno dolori…di pancia per le risate. Nuovi colori per una nuova versione di una delle commedie più famose al mondo, pur mantenendo lo stile classico e l’intento plautino di far ridere e divertirsi a teatro, dimenticando gli affanni quotidiani attraverso il risum movere.
Biglietteria:Botteghino:
0924.953013 – 328.866.37.74 - 388.859.04.66
Info e prenotazioni:
370.137.97.58 – 0924.950.586
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da Stazio, Eschilo, Sofocle, Euripide
Teatro Antico – 27 luglio, ore 19.15Regia: SERGIO BASILE
Adattamento e regia: Sergio Basile
Assistente alla regia: Yuri Napoli
Movimenti coreografici: Achille Mandolfo e Teresa Nardi
Elementi scenici: Andrea Lami
Personaggi ed interpreti:Messaggero Matteo Bozzetti, Polinice Simone Di Tommaso, Creonte Andrea Lami,
Tiresia Achille Mandolfo, Edipo Davide Ventura, Eteocle Gaetano Carbone,
Meneceo Pierfrancesco Di Consolo, Tideo/Araldo Tiziano Taliani,
Messaggero Andrea D’Amico, Messaggero Daniel Zerbini,
Giocasta Michela De Nicola, Sfinge Caterina Campisano, Tisifone Giulia Felci, Sfinge
Teresa Nardi, Antigone Arianna Paravani, Ismene Elisa De Paolis
Coro:
Michela Asiei, Irene Bianchini, Caterina Campisano, Michela De Nicola, Giulia
Felci, Federica Ferraro, Clizia Mencaraglia, Teresa Nardi,
Federica Pallozzi, Lavorante Rossella Pagano
Note:
Lo spettacolo compone in una drammaturgia originale i testi greco-latini del ciclo tebano, dalla vicenda di Edipo al suo esilio a Colono, dalla guerra fratricida di Eteocle e Polinice, al sacrificio di Antigone, fino alla dissoluzione della città cadmea. Sono così intrecciati nella nuova narrazione brani da Tebaide di Papinio Stazio,Edipo Re, Edipo a Colono e Antigone di Sofocle, I sette a Tebe di Eschilo, Le Fenicie di Euripide. In una ambientazione di scarna teatralità i temi centrali del poema e delle tragedie -dramma familiare, destino, responsabilità, potere, legge e giustizia, lutto della guerra- sono affrontati nel pieno rispetto della parola poetica, rilevandone a un tempo la sua prepotente contemporaneità.
Biglietteria:Botteghino:
0924.953013 – 328.866.37.74 - 388.859.04.66
Info e prenotazioni:
370.137.97.58 – 0924.950.586
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Teatro Antico – 28 Luglio ore 20.15Direttore: Daniel Smith
Programma:
L. van Beethoven Sinfonia n. 5 op. 67 in do minore
R. Schumann Manfred, suite op. 115a
R. Schumann Sinfonia n. 1 op. 61 in Do maggiore
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29 e 30 luglio - Teatro AnticoScritto e diretto da: Lina Prosa
Con Emanuela Muni
E il coro: Angela Ajola, Enza Curaci, Rita Foti, Augusta Modica, Rosaria Pandolfo, Anna Riina, Laura Scandura,
Luci: Marcello D’Agostino
Assistente alla regia: Provvidenza Padalino
Assistente alla scenografia: Gabriellla Malerba
Organizzazione generale: Anna Barbera
Produzione: Arlenika Onlus
Note:
Lo spettacolo
“Troiane. Variazione con barca” riprende le atmosfere de “Le Troiane” di Euripide per parlare in forma originale del crollo umano all’internodella società contemporanea votata al consumismo, all’apparenza e al materialismo ad ogni costo.
Nello spettacolo la “Troia” di oggi è Troia Fashion Show, ulteriore ripetizione della città originaria destinata a proiettarsi ciclicamente nel futuro della storia, per cui il presente si trova ad essere il risultato di una catena di Ilio 1, Ilio 2, Ilio3…Una rotazione che semina dolore, distruzione di uomini e cose, ma che è capace di accendere l’utopia di una uscita fuori dal giro.
Il testo sostenuto da tale visione mette in moto un meccanismo drammaturgico conflittuale imperniato sulla bellezza femminile: da un lato la bellezza come potenza poetica, dall’altro lato la bellezza come sfruttamento e la sua riduzione a merce.
In scena LEI/BELLA-Emanuela Muniè ugualmente Ecuba, Andromaca, Cassandra…. Come le donne vinte del testo di Euripide si avvia verso la “partenza”, verso la barca tragica, verso il fondo infernale dello “specchio”, simbolo della Troia odierna, della dimora orrifica del carnefice contemporaneo.
Il testo, il mito, l’attualità.
Il testo di Euripide è qui un residuo di memoria ma è rimesso in campo come urgenza della riappropriazione di quella bellezza su cui anche gli Dei erano intervenuti gareggiando (Elena e le origini della guerra di Troia). Lo spettacolo di oggi è una variazione contemporanea di quella vicenda mitica ma, come dice il titolo, sempre con barca al seguito, come al solito, per la deportazione dei vinti e degli sconfitti di ogni tempo.
La barca/eterna invenzione drammaturgica
Per accedere all’inferno nell’antica credenza bisognava essere trasportati dalla barca di Caronte, l’unico modo per attraversare l’Acheronte, separazione liquida tra il mondo dei vivi e quello dei morti, unico mezzo per superare ciò che umanamente non è possibile attraversare.
Del percorso che Ecuba e Lei/Bella dovranno fare verso la barca ciò che drammaturgicamente interessa è la distanza che le separa, seppure in secoli diversi, dalla riva del mare, dalla partenza. Tale distanza è lo spazio creativo del tragico, che permea il testo contemporaneo.
Biglietteria:Botteghino:
0924.953013 – 328.866.37.74 - 388.859.04.66
Info e prenotazioni:
370.137.97.58 – 0924.950.586
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Di Andrea Camilleri
Teatro Antico – 29 Luglio, ore 05.00 Camilleri all'alba Di Andrea CamilleriRegia: DANIELA ARDINI
Con:
PIETRO MONTANDON
Note:
La sera del 1° Gennaio 2008 ho acquistato una copia di “Maruzza Musumeci” di Andrea Camilleri.
Da subito si fece strada in me l’idea di una trasposizione per il teatro, in forma di cunto, di favola, forte della nota finale scritta dall’autore, che in qualche modo legittima la mia ipotesi interpretativa. Un cantastorie moderno, un narratore, che racconti al pubblico la storia di Maruzza Musumeci con assoluta semplicità, talora seduto su una sedia impagliata e che, con l’aiuto di espedienti o materiali di“attrezzeria”, crei la suggestione nel pubblico di eventi naturali quali il vento, lo sciabordio lontano del mare, le atmosfere. Il lavoro sul testo, in sintonia con la regia, prevede e si evolve nell’assoluto rispetto della parola di Camilleri, cercando, laddove sarà richiesto, di semplificare il dialetto (per ragioni geografiche) o traducendo simultaneamente il vocabolo più ostico, affinché la fruizione da parte del pubblico sia senza incomprensioni o cadute d’interesse. Mio intento è, attraverso il susseguirsi incessante degli eventi, prendere idealmente il pubblico per mano e condurlo in viaggio attraverso una Mitologia rude, selvaggia, sensuale, popolata da Ulissi Dimare, Sirene e Catananne e cani feroci in contrasto con la poesia, l’ironia e la levità della storia d’amore di Gnazio e Maruzza, fino al messaggio finale dell’immortalità del Mito del canto delle sirene, racchiuso in una conchiglia che dona l’ultimo conforto ad un soldato morente.
Biglietteria:Botteghino:
0924.953013 – 328.866.37.74 - 388.859.04.66
Info e prenotazioni:
370.137.97.58 – 0924.950.586
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di Sofocle Versione di Roberto Lerici
Teatro Antico – 31 luglio, 1 Agosto ore 19.15 PRIMA NAZIONALEVersione di Roberto LericiRegia: LIVIO GALASSI
Con:
ANTONIO SALINES, BARBARA BOVOLI
E con:
Tonino Tosto, Michele Montesano, Maria Laura Caselli, Geremia Longobardo
E la partecipazionedi GIANNI DE FEO
E con i ragazzi del Progetto Pietre Miliari, Comune di Lugo
Progetto in collaborazione con Fondazione Teatro Rossini, Comune di Lugo
Idea scenica e costumi: Saverio Galano
Musiche: Lorenzo Francisci
Produzione:Teatroper e BBTTeatro
Note:
Questa nuova traduzione della Antigone di Sofocle è integrale in tutte le sue parti, ma per la versione teatrale sono stati inseriti due brani costruiti con battute tratte dall'Edipo a Colono dello stesso Sofocle. L'inserimento non è soltanto dovuto a una scelta drammaturgica, ma anche all'esigenza di chiarire certi precedenti del mito di Edipo non conosciuti da tutti gli spettatori di oggi. Si tratta del brano che apre lo spettacolo , quando Antigone rievoca la memoria dell'ultimo colloquio con il fratello Polinice, deciso ad assalire Tebe per riottenere il trono che ritiene usurpato dal fratello minore Eteocle. L'altro brano è l'ultimo monologo di Antigone, composto da frammenti che rievocano in parallelo le situazioni e sensazioni della morte di Edipo. In questa versione i personaggi della Guardia, che denuncia e cattura Antigone, e del Primo Messaggero, che annuncia e racconta la morte di Antigone ed Emone, sono stati unificati in un unico personaggio definito il Messo. In effetti la Guardia è un personaggio comico che anticipa i buffoni di corte di tutto il teatro tragico posteriore, con quei suoi modi cinicamente audaci, le sue arguzie verbali osate a tu per tu con il re Creonte, tipiche di chi è abituato a sopravvivere più che vivere. Il Primo Messaggero è una guardia anche lui, ma del buffone di corte ha l'altra faccia, quella tragica di chi ha provato a ridere della realtà, ma ha dovuto smettere, a suo modo sopraffatto dalla spaventosa instabilità del destino umano. Due facce dunque che vedremo riunite in certi analoghi personaggi di Shakespeare,e che non è troppo azzardato riunire in questa versione, viste certe affinità del linguaggio presenti nell'originale greco. In questa versione inoltre il Corifeo esprime anche i sentimenti del popolo,
concentrando in se tre funzioni, con più efficace chiarezza drammaturgica. D'altra parte Aristotele nella sua POETICA, critica "la poca aderenza del Coro al testo rappresentato, dicendo che il Coro va considerato come uno degli attori, e dovrebbe partecipare all'azione, come infatti fa, più o meno, nelle tragedie pervenuti fino a noi", come cita H. C. Baldry nel suo "I greci a teatro".
Spettacolo creato in esclusiva per
DIONISIACHE
Biglietteria:Botteghino:
0924.953013 – 328.866.37.74 - 388.859.04.66
Info e prenotazioni:
370.137.97.58 – 0924.950.586
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Teatro Antico – 2 agosto, ore 19.15 Di EuripideRegia: ANGELO CAMPOLO
Con:
EDORADO SIRAVO, Giovanni Moschella, Eugenio Papalia
E con:
Patrizia Ajello, Michele Falica, Francesco Natoli e Tony Scarfì
Drammaturgia:Filippo Amoroso
Musiche Originali: Marco Betta
Note:
Chi sono oggi i “primitivi” ? Da dove arrivano coloro che minacciano il nostro ordine costituito? Dal mare? Da altre terre? Che lingua parlano? Sono stranieri con i quali non abbiamo nulla a che fare o forse lontani “parenti”, più simili a noi di quanto pensiamo? È per me inevitabile affrontare l’opera di Euripide avendo in mente questo tipo di domande. Nascono nell’ambito di un più ampio percorso artistico, costruito grazie agli incontri con i giovani migranti dei centri di accoglienza, i laboratori e gli spettacoli, che negli ultimi anni ha caratterizzato il lavoro del gruppo Daf in relazione allo studio e all’analisi dei rapporti tra noi e l’arrivo degli stranieri. Lontano da un approccio “pietistico”, men che meno tragico, o dalla tentazione di operare una facile “attualizzazione” del testo, credo che l’irriverenza e la forza archetipica dell’opera di Euripide possano trovare un canale di comunicazione diretto con la nostra contemporaneità. L’unico dramma satiresco a noi giunto per intero, infatti, “gioca” con un pubblico abituato, come noi, a vedere in Polifemo una creatura mostruosa e bestiale, come tradizione omerica insegna. L’orco, il cannibale con un solo occhio, incontra tra i crateri dell’Etna, l’astuzia e il coraggio di Ulisse che gli saranno fatali. Ma nella versione di Euripide questo pregiudizio viene disinnescato e Polifemo appare sì come creatura selvaggia, ma perfettamente consapevole della sua condizione. Alla lezione di “civiltà” impartita dall’eroe di Itaca, il ciclope risponde a tono, da allievo della sofistica, contrapponendo la sua personale filosofia della pancia. “Il denaro, omiciattolo, è il dio dei saggi. Tutto il resto sono chiacchiere e belle parole. Io me ne infischio! Mangiare e bere giorno per giorno: questo è il mio sommo dio”. I miti sono caduti e il “barbaro” diventa una figura degenerata della civiltà occidentale, lo specchio deformante di un sistema di valori che, altrove costruito, ora sta cadendo in pezzi. I codici espressivi si mescolano, poesia alta e bassa si alternano in un clima di volta in volta spaventoso, divertente e tragicomico. La contaminazione di riferimenti culturali, mi porta a immaginare un’ambientazione simile agli scenari di certo cinema di fantascienza per adulti, dove il cortocircuito tra passato e presente innesca una nuova carica sperimentale che permette di “giocare” con la prospettiva rovesciata del Noi e dell’Altro sovvertendo tutte le certezze dei discorsi “civilizzatori” tradizionali. Non ci sono più buoni né cattivi, dei o mostri che spaventino, ma solo creature umane che fanno i conti con le proprie paure, le debolezze e i desideri. Dioniso stesso si manifesta, per Sileno e i suoi satiri, come il ricordo di un passato lontano da rimpiangere, mentre “il grande occhio” del gigante, incapace di guardare oltre i propri bisogni, si spegne al grido del celebre “Nessuno mi uccide!” con la consapevolezza di chi va incontro ad un destino già scritto. Per lui il buio profondo della solitudine di chi resta ai margini del mondo. Straniero per scelta, condanna o volere del fato.
Biglietteria:Botteghino:
0924.953013 – 328.866.37.74 - 388.859.04.66
Info e prenotazioni:
370.137.97.58 – 0924.950.586
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Teatro Antico – 3 agosto, ore 19.15 PRIMA NAZIONALE Da Eschilo testo vincitore del PREMIO CENDIC SEGESTA 2016Testo e Regia: SOFIA BOLOGNINI
Luisa Borini, Cesare D'Arco, Giacomo De Rose, Aurora Di Gioia, Marcello Gravina, Alice Giorgi, Virginia Menendez, Serena Sansoni.
Musiche originali: DARIO COSTA
Costumi: Noemi Tiofilo
Copricapi: Elvezia Allari
Foto di scena: Fabio Sau
Assistente alla regia: Dario Costa
Produzione: Centro Teatrale Meridionale compagnia bologninicosta
in collaborazione con CENDIC - Centro Nazionale Drammaturgia Italiana Contemporanea
Note:
Focus del lavoro è la contaminazione tra classico e contemporaneo, nell'ottica di un reciproco potenziamento. Dopo anni di studio approfondito sulla tragedia antica, alcuni elementi chiave sono stati individuati come detonatori di un possibile innesto moderno, senza offuscare la potenza originaria del simbolo archetipico, ma ampliandone lo spettro. Passato e presente dialogano in un equilibrio dinamico perfettamente calibrato e mai superficiale. L'intensa religiosità di Eschilo viene assunta in toto in quello che è uno spettacolo dal sapore rituale, dalle immagini estremamente vivide che creano un ambiente sospeso, un'attesa sacrale.
Spettacolo creato in esclusiva per
DIONISIACHE
Biglietteria:Botteghino:
0924.953013 – 328.866.37.74 - 388.859.04.66
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Di Euripide
Teatro Antico 4/5/6 Agosto - ore 19.15 PRIMA NAZIONALERegia: GIANCARLO SAMMARTANO
Con:
Tommaso Lipari, Giulia Malavasi, Chiara Lutri, Annalisa Cracco, Andrea Puglisi, Paolo Floris, Maria Lomurno, Davide Ventura, Michela Asiei, Irene Bianchini, Michela De Nicola, Clizia Mencaraglia, Rossella Pagano, Federica Pallozzi Lavorante
Impianto scenico e costumi: Valentina Tesei
Musiche: Dimitri Nicolau
Organizzazione: Fulvio Ardone
Produzione: Fondamenta s.r.l.
Direzione tecnica: Simone Caredda
Organizzazione: Fulvio Ardone
Note:
Oreste, una delle ultime tragedie di Euripide (408 a.C.) affronta, in maniera del tutto nuova rispetto alla tradizione, il terzo e conclusivo capitolo del ciclo argivo (il ritorno di Agamennone vincitore della decennale guerra troiana; sua uccisione da parte della moglie Clitennestra e del suo amante Egisto; il ritorno in Argo del giovane Oreste che, con il fraterno amico Pilade e la sorella Elettra, progetta ed esegue la vendetta matricida voluta dal dio Apollo; la persecuzione di Oreste da parte delle Erinni fino alla sua assoluzione per volere della dea Atena). Nella moderna concezione drammatica di Euripide, profondamente attraversata dalla filosofia sofistica, il gusto della teatralità architetta uno sviluppo della vicenda assolutamente inedito. Oreste è ora colto da un’intermittente follia, frutto del senso della colpa e del rimorso per il matricidio commesso. Le Erinni non sono più potenze visibili dell’oltretomba, ma sono ed agiscono in lui come fantasmi della coscienza. Alla colpa del suo delitto né Menelao, né Tindareo possono e vogliono porre rimedio. Oreste ed Elettra saranno condannati a morte da un tribunale interamente civile. Di qui la ribellione alla sentenza, il ricorso ad altra violenza con l’uccisione di Elena e la presa in ostaggio della piccola Ermione, l’occupazione del palazzo reale con la minaccia d’incendiarlo se non sarà loro garantita la fuga. Sarà un improbabile Apollo a sciogliere il nodo in un lieto fine di assoluta maniera. Dalla tragedia del destino Oreste approda al dramma della libertà. Intreccio romanzesco, ricco di spunti per un’agita e moderna teatralità, Oreste viene oggi allestita in una versione -pur rigorosamente attenta al senso e ai valori della lezione classica- di asciutta contemporaneità. Come una recita in un’aia contadina, con pochi ma chiari tratti, perduta la cornice del grande Coro, la storia racconta se stessa, cercando di trasmettere al nuovo pubblico l’intima potenza della scrittura tragica.
Spettacolo creato in esclusiva per
CALATAFIMI SEGESTA FESTIVAL
Biglietteria:Botteghino:
0924.953013 – 328.866.37.74 - 388.859.04.66
Info e prenotazioni:
370.137.97.58 – 0924.950.586
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Teatro Antico 6 agosto - ore 05:00 ALBA Compagnia Nazionale di Danza Storica “Harmonia Suave” diretta da CARLA FAVATAe con:Attori: GIOVANNI CARTA, EMANUELA TROVATO
Note:
Vivere la magia e l’atmosfera romantica di un gran ballo ottocentesco. Assaporare le emozioni, la gioia, il tremito, forse dimenticato o completamente sconosciuto, dell’abbraccio di un valzer, dell’armonia di una quadriglia, della freschezza di una contraddanza. Lo slancio creativo, la passione intellettuale e l’accuratezza filologica delle ricerche della compagna “Harmonia Suave” danno vita a dei veri e propri capolavori che si vogliono rendere disponibili e accessibili per tutti. L’obiettivo primario è coinvolgere, ricreare oggi lo spirito della danza di società, fulcro e connessione di codici, significati e sensi culturali. Gattopardo riporta in auge la forma di divertimento più diffusa in tutta Europa nel corso del XIX secolo attraverso la proposta di danze coinvolgenti (quadriglie, contraddanze, valzer e mazurche)introdotte dagli aneddoti del Maestro di Cerimonie ed eseguite con i costumi e le musiche più brillanti e popolari dell’epoca.
Biglietteria:Botteghino:
0924.953013 – 328.866.37.74 - 388.859.04.66
Info e prenotazioni:
370.137.97.58 – 0924.950.586
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di Aristofane
Teatro Antico – 7 agosto, ore 19.15Regia: CINZIA MACCAGNANO
Con:
CINZIA MACCAGNANO - Luna Marongiu - Cristina Putignano - Chiara Pizzolo - Oriana Cardaci
Musiche originali: De Seta - Fontana –Lorenzi
Eseguite dal vivo da: Lucrezio De Seta
Scene: Rosalba Cannella - Mariella Beltempo
Produzione: Bottega del Pane
Note:
Le Rane di Aristofane sono una parodia della decadenza politica e culturale dell'Atene dell'epoca del 405 a.C., ma soprattutto una riflessione sul teatro e sulla vita morale e sociale. Aristofane Guarda con nostalgia al passato perché sia evidente il vuoto del presente. Protagonista è Dioniso, il dio del teatro, ma che qui non è più il seducente straniero delle Baccanti, bensì un patetico personaggio in cerca d’autore, un attore senza ruolo al quale avanzano battute tragiche che, fuori contesto, risultano penose e grottesche. Il ridicolo Dioniso, pazientemente guidato dal servo Xantia, intraprende il viaggio per l'oltretomba in cerca dell’autore che possa ridargli dignità, e con lui anche al teatro. Inizia così la catabasi verso gl’inferi, dove non possono mancare gli incontri con Caronte, il portiere di Plutone, la Fantesca e molti altri personaggi, i quali appaiono come la copia deformata di una umanità bassa e volgare che abita il mondo terreno. Parentesi poetica è il coro di Rane della palude infernale che sulla soglia tra la vita e la morte, tra la realtà e la finzione, canta cignescamente inafferrabili versi poetici. Il viaggio si conclude con l’atteso incontro con Euripide ed Eschilo, intenti a litigare per stabilire chi dei due sia il più grande poeta tragico. Alla fine Dioniso, giudice dell’agone, sceglie di riportare in vita Eschilo, come per dire che per una società oramai al tramonto, incosciente della propria volgarità, è meglio riportare alla memoria buoni esempi di valori e di vivere civile, piuttosto che sperare in una capacità di autocoscienza di fronte ad esempi di corruzione e degrado. In scena un cimitero di obsoleti pezzi di scenografia, attrezzeria teatrale in disuso, personaggi-relitto; un mondo obliato, ma non morto, tanto da poter sempre essere ridestato da chi, in bilico, insegua una chimera. Così Dioniso, sognatore ottuso e goffo, e il suo servo Xantia, il più furbo e lucido dei Sancho Panza, giungendo sulla scena mettono in moto il meccanismo del teatro e si aprono porte ovunque sia necessario attraversarle. Tutto si muove col tempo perfetto del teatro, dentro cui c’è spazio per la commedia e per la riflessione, per il caos dell’inferno e per la quiete di un cortile dove un cantore può lamentarsi dei tempi bui in cui si vive e, auspicando una rinascita, può evocare l’inizio di una nuova era che trasformi il cortile in universo. La scusa è ritrovare un autore degno di essere recitato, ma invece è tutto lì, in quell’Armata Brancaleone che inventa avventure, il senso di tale ricerca. E le Rane? Cosa sono le Rane? Le Rane sono la poesia, che non si vede, ma è ovunque la si voglia evocare; sono la natura altra del mondo. Alla fine del viaggio ciò che conta è riconoscersi tra Rane e insieme intonare il bel canto che accompagni l’impresa della risalita o almeno che illuda i sognatori d’essere più vicini al sublime.
Biglietteria:Botteghino:
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di Aristofane
Teatro Antico – 8-9 agosto ore 19.15 Adattamento e Regia VINCENZO ZINGAROCon:
Annalena Lombardi, Fabrizio Passerini, Ugo Cardinali, Rocco Militano, Piero Sarpa, Laura De Angelis, Sina Sebastiani, Mario Piana.
Maschere: Carboni Studio
Musiche: Giovanni Zappalorto
Costumi: Emiliana Di Rubbo
Scene: Vincenzo Zingaro
Disegno Luci: Giovanna Venzi
Produzione: La Compagnia CASTALIA
Note:
Nell'opera di Aristofane vive il mito di una città che rappresenta la culla della civiltà occidentale: Atene, la città dell'arte, del bello, del pensiero, di cui il poeta fu il più appassionato cantore.
Quando la commedia “LE DONNE AL PARLAMENTO” fu portata in scena da Aristofane, nel 393 a.c., Atene, sfiancata da quarant’anni di guerra, era una città in profondo declino materiale e spirituale (il processo e la condanna di Socrate, nel 399 a. c., furono una prova tangibile dello sbandamento delle coscienze). In quest’atmosfera di stanchezza e di sfiducia, nascono “LE DONNE AL PARLAMENTO”, che concludono la cosiddetta “trilogia femminista” di Aristofane.
Le “Tesmoforiazuse” contengono il primo germe di rivolta delle donne contro gli uomini, sotto forma di giocosa parodia letteraria antieuripidea, “Lisistrata” rappresenta il primo moto eversivo determinante (attraverso la negazione del piacere sessuale), che oppone agli uomini, ostinati in una guerra assurda, il diritto delle donne a far valere le loro ragioni. Infine, di fronte alla totale incapacità degli uomini di costruire un mondo giusto, alle donne non resta che un’ultima ed estrema possibilità: assumere il potere.
E’ questo il tema de “LE DONNE AL PARLAMENTO” (“Ecclesiazuse”), in cui Aristofane traccia un affresco iperbolico e paradossale, con l’ironia a lui congeniale, di una società oramai allo sbando, fatta di maschi “impegnati” a dormire e ad espletare i propri bisogni. Una volta al governo, le donne decidono di mettere tutto in comune, abolendo la proprietà privata e la famiglia, i due pilastri della società costruita dagli uomini. In questo modo non ci sarà più motivo di rubare: tutti attingeranno in parti uguali al patrimonio comune, amministrato dalle donne, che avranno in comune tutti gli uomini e potranno fare figli con chiunque. “LE DONNE AL PARLAMENTO” segnano un momento di passaggio fondamentale nella storia del teatro: il passaggio dalla commedia attica antica alla Nèa, la commedia attica nuova, che successivamente si affermerà con Menandro. Pertanto ci troviamo di fronte a un esempio di quella che viene definita commedia di mezzo.
Da quel momento, le sorti di Atene cambieranno e con esse quelle del modo di concepire la commedia: il multiforme mondo della fantasia e dell'impegno politico scomparirà e con esso il Coro. I personaggi, estremamente variegati, estrapolati ora dal tessuto cittadino, ora dalla pura immaginazione, lasceranno il posto a "tipi fissi" e l'azione diventerà espressione di motivi standardizzati, tratti dalla vita familiare. Muore così, con la commedia attica antica, la grande stagione di Atene, che rimane immortale nell'opera dei suoi uomini migliori: fra questi non possiamo non riconoscere un posto di primo piano ad Aristofane.
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Teatro Antico – 10 agosto, ore 21.00 EVENTO ESCLUSIVO esplorazione notturna sotto il cielo stellato e osservazione delle stelle
CORO, SOLISTI E ORCHESTRA A. TOSCANINI
Direttore: GAETANO RANDAZZO
Solisti: Klizia Prestia, Giovanna Nuara, Jole Pinto (Soprani), Giuseppe Michelangelo Infantino (Tenore), Daniela Spalletta (Jazz Singer), Ernesto Marciante (Pop Singer) Sergio Calì (Percussioni), Alessandro Burzotta (voce recitante)
Musiche di:
G.Verdi, L.Arditi, G.Puccini, J.Offenbach, L.Bernstein, S.Piraino, G.Randazzo, D. Ellington, G. Gerswhin
Discussione scientifica e osservazione delle stelle con la prof.ssa SABRINA MANISCALCO Docente di Fisica Quantistica Università di TURKU (Finlandia)Note:
Da che abbiamo memoria abbiamo sempre alzato i nostri nasi verso le stelle per scorgere qualche stella che “cade” e affidare ad essa i nostri più segreti desideri e le nostre fortune. Il nostro ignorare molte cose delle stelle ci potrebbe riservare in questa serata un esperienza unica sia per il fascino di una notte stellata sia nella guida di una voce esperta che potrebbe arricchirci di una serie di informazioni scientifiche e non solo. Avvantaggiati dalla posizione favorevole del Teatro (420 mt di altezza e lontano da fonti di inquinamenti luminosi) la serata potrebbe risultare emozionante. La Presenza della Proff.ssa Maniscalco potrebbe essere risolutiva per
disquisire, anche con l’ausilio del silenzio e del buio, sul mistero delle stelle protagoniste da sempre delle nostre fantasticherie. Cornice assoluta dell’evento oltre le stelle il Coro, Solisti e Orchestra Dell’iItituto Superiore di Studi Musicali “A. Toscanini” di Ribera solisti guidati dal M.to Gaetano Randazzo.
Spettacolo creato in esclusiva per CALATAFIMI SEGESTA FESTIVAL.
A seguire
TEMPIO DORICO 10 Agosto ore 23.00
STELLE CADENTI A cura del PLANETARIO DI PALERMO.
Osservazioni della volta celeste con due postazioni di telescopi. Possibilità di osservare da vicino la Luna e il pianeta Saturno, protagonista di questa estate 2017. Con l'ausilio di puntatori laser verdi, gli operatori illustrertanno ad occhio nudo le principali stelle e costellazioni
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Teatro Antico – 12 agosto, ore 05.00 ALBA novelle siciliane di Luigi Pirandello 150° ANNIVERSARIO PIRANDELLOCon:
MAURO AVOGADRO
E con:
Dario Battaglia, Vladimir Randazzo, Nicasio Catanese, Ivan Graziano, Federica Cavallaro, Anita Martorana
Produzione: Domenico Pantano (Centro Teatrale Meridionale) e Compagnia RDA
Note:
Storie che sembrano raccontare un mondo unicamente legato alle vicende pubbliche e private della Sicilia. I personaggi pirandelliani,al contrario,travalicano i confini e ci fanno vivere storie,ambientate,sì, nella terra del fisso sole,ma così ricche di universale umanità da costringere chi le interpreta e chi le ascolta a riconoscersi in quelle figure indipendentemente dalle longitudini e latitudini che hanno segnato il loro originario venire al mondo
Spettacolo creato in esclusiva per
Calatafimi Segesta Festival
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di T. M. Plauto
Teatro Antico 11- 12 -13 –14 agosto, ore 19.15 PRIMA NAZIONALE Adattamento e Regia NICASIO ANZELMOCon:
Roberto Baldassari, Glenda Canino, Giovanni Carta, Roberto Carrubba, Nicola Ciccariello, Giovanni Di Lonardo, Gaspare Di Stefano, Ludovica di Donato, Nicolò Giacalone, Cinzia Mirasolo
E con la partecipazione di MONICA GUAZZINI.
Scena e Costumi ANGELA GALLARO GORACCI
Coreografie: BARBARA CACCIATO
Musiche: FRANCESCO DE LUCA, ALESSANDRO FORTI
Sartoria: Paola Rossi
Aiuto alla Regia: Roberto Carrubba
Assistente alla regia: Davide Montalbano
Assistente ai costumi: Luna Quinci
Costruzione scene: Antonino Salvo
Organizzazione: Rossella Compatangelo
Produzione: Domenico Pantano (Centro Teatrale Meridionale)
Note:
I Menecmi, una delle commedie più note di Plauto, quella che ha dato al teatro posteriore il divertentissimo tema degli scambi di persona fra due gemelli, si fonda a sua volta su un tema popolaresco e già sfruttato frequentemente nella commedia attica. Fra tutte le drammaturgie che prendono spunto dal modello plautino una, in particolare, (The Comedy of Errors) ha attirato la mia attenzione e mi ha incuriosito a tal punto da prenderla seriamente in esame fino a studiarne una possibile fusione o, in caso contrario, a far subire alla commedia plautina, una crescita drammaturgica sostanziale senza per questo sminuirne il testo. Pur rispettando l’originale si moltiplicano gli elementi di comicità e di confusione, immergendo la vicenda farsesca in un contesto esotico e fiabesco. Epidamno, una città di maghe e d’incantesimi (come l’antro di Circe che trasforma i compagni d’Ulisse in porci) un luogo d’equivoci e di quiproquo, scandito da un’atmosfera inquietante come nei sogni. Una messa in scenache accosta ai due gemelli protagonisti due servi, anch’essi gemelli, non distinguibili fra loro, esattamente come i padroni, (sull’esempio del Sosia dell’Anfitrione). Mi è piaciuto “contaminare” con Shakespeare (The Comedy of Errors) il testo plautino o è forse meglio dire il contrario. Era troppo allettante l’idea di mettere insieme Plauto e il primo Shakespeare in cui ancora i caratteri dei suoi grandi personaggi non hanno raggiunto la grandezza che acquisteranno col passare degli anni e sono ancora privi di
vera e propria psicologia. Una fusione perfetta in cui i due autori convivono perfettamente.
Aleggia un’intensa atmosfera avventurosa che il più delle volte rasenta la farsa, per la paradossalità delle situazioni.
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Teatro Antico – 15 agosto, ore 05.00 ALBA Da Terroni di Pino AprileCon:
ROBERTO D’ALESSANDRO, Igor Petrotto
Produzione: Ass. Cult. Il Capomastro
Note:
La vera storia dell’unità d’Italia, della sua economia, di quanto fin’ora taciuto dalla storiografia ufficiale sugli eccidi compiuti durante la cosi detta “lotta al brigantaggio”, sugli squilibri tra nord e sud su cui fu basata tutta l’economia del nascente Regno D’Italia, su come di fatto l’unità d’Italia fu un atto di conquista sleale e scorretto da parte del Piemonte a danno del Regno delle due Sicilie.
Se non si ristabilirà la verità su ciò che è accaduto 150 anni fa, l’Italia non vivrà mai alcuna pacificazione. La creazione di una supposta e sostenuta minorità Meridionale è l’atto più grave che i fratelli del nord hanno fatto ai danni dei fratelli del sud, ancora esiste a Torino il museo Lombroso, che aveva trovato (a dir suo) il cranio del delinquente naturale vicino Catanzaro, per altro ancora esposto nel museo e recante nome, cognome e provenienza. Di come ancora oggi la differenza di trattamento tra nord e sud sia marcata, dell’assenza totale di infrastrutture nel mezzogiorno e della deliberata volontà di mantenere il Sud in una condizione coloniale, poichè questo è stata sin dall’unificazione e da colonia viene ancora trattata. Dalla presa di coscienza si spera poi un risveglio culturale e una riscossa, politica, economica, sociale.
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di Ovidio
Teatro Antico – 15 agosto, ore 19.15 PRIMA NAZIONALE 2000 esimo anniversario della morte Di Ovidio Dall’ opera di Ovidio nel 2000esimo anniversario della morteAdattamento e Regia: ALESSANDRA PIZZI
Con: ENRICO LO VERSO
Musiche di Alessandro Quarta Quintet
Produzione: Ergo Sum
Note:
Di arcaico c’è solo il valore del mito, che supera il tempo e resta integro nella validità del suo messaggio. Lo spettacolo racconta, attraverso 4 quadri, quattro storie di tutti i giorni, ispirate a 4 miti classici, riprendendone solo il senso e la validità del messaggio. Così il mito di Narciso, diventa la difficoltà dell’individuo moderno di accettarsi ed essere accettato, quello di Amore e Psiche il presupposto per parlare dell’amore e delle relazioni nella società 4.0. E ancora il mito di Apollo e Dafne sono la base di un racconto sui temi della integrazione uomo natura e della sostenibilità, e sul Ratto di Proserpina si instaura la riflessione sul rapporto di genere.
Uno spettacolo mutevole è senza dubbio il paradigma del cambiamento. Come si può parlare dei metamorfosi, stanno fermi ed ancorati a copioni e messe in scena? Del resto cosa è il mito se non uno pretesto per riflessioni e conseguenti azioni. Enrico Lo Verso è lo straordinario “mattatore” della narrazione, tesse le vicende per portale a convergere sul finale unico. Un moderno Giove che, dove non genera miti, ne imprime con forza interpretativa il messaggio.La scelta di selezionare il cast in ogni teatro e in ogni città, crea negli stessi la dimensione dell’evento, radica il pubblico al progetto, crea opportunità di lavoro sul territorio, offre agli attori la possibilità di crescita emotiva e professionale. E, forse, tutto questo non è sufficiente ad avere l’idea del cambiamento
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Teatro Antico-16 agosto, ore 19.15 di Salvo PiparoRegia: ANTONIO RAFFAELE ADDAMO
Con:
SALVO PIPARO, Costanza Licata, Alessandra Salerno, Francesco Cusumano, Francesca Picciurro, Totó Fundaró
Produzione: Associazione Culturale Kleis
Note:
Un viaggio sul carro di Tespi, un ritmo incalzante, una visione paradossale del mondo sporco d'inchiostro. Un teatro vagabondo che ricopre di stoffe colorate le piazze, le case scoperchiate, i crateri dei vulcani. Guitti che non guardano in faccia a nessuno, clowns pazzi e ribelli dell’immaginazione, che in scena svelano, come fedeli discepoli, il segreto di Shakespeare, forse di origini siciliane e quindi “Scuparutta”, forse inglese come vorrebbe la Regina, quel che è certo, è che molte cose coincidono con la teoria che vede il giovane William: siciliano! Troppi i misteri, controverse le ragioni, arzigogolate le teorie che vengono messe in scena dalla Compagnia intenta a dimostrare che colui che divenne William Shakespeare, partì proprio dalla Città del faro: Messina per poi confondersi tra i fasti della romantica Inghilterra. Storie narrate con le antiche tecniche del cantastorie e dei cuntastorie, antiche sonorità della tradizione popolare, per una versione tragi‐comica e allo stesso tempo fedele alle fonti inquisite, a dimostrazione, infine, che il geniale poeta Shakespeare che fu Crollalanza (cognome della madre che tradotto diventa Shakespeare) sarebbe comunque diventato un mito della poesia dei sentimenti, un baluardo delle emozioni, uno zelante custode della magia della parola, ora tagliente come una lama ora dolce come una piuma. Ad accompagnare questo straordinario viaggio teatrale i musicisti/attori con Costanza Licata nei panni di Giulietta, la cantante Alessandra Salerno voce e autoharp, il cantastorie Totó Fundaro, l'attrice Francesca Picciurro, le percussioni di Francesco Cusumano. La regia la firma Antonio Raffaele Addamo con una interpretazione assolutamente originale è piena di sorprese!
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Teatro Antico – 17 agosto, ore 19.15 da AristofaneRegia: VALENTINA FERRANTE e MICAELA DE GRANDI
Con:
Giovanna Criscuolo, Micaela De Grandi, Valentina Ferrante. Federico Fiorenza, Massimiliano Geraci, Giovanni Rizzuti
Adattamento: Valentina Ferrante
Musiche: Luca Mauceri
Produzione: Banned Theatre
Note:
Il mondo è proprio un enorme immondezzaio. Prima che scoppi una grande guerra, da sempre, gli esseri umani non riescono più a stare in piedi, intorpiditi, smarriti, non trovano più appigli per esercitare la propria umanità. Non gli resta che cercare una comunicazione tra di loro usando strategicamente smartphone o tablet per tentare di riacchiappare una vita da vivere. Ed ecco che si leva una voce in loro aiuto, il barbone “Socrate”, estremamente informatico, reietto della società, cura un blog con l’unico prezioso oggetto in suo possesso e grazie ad esso educa e nutre le masse.
Masse-pecore bevono, bevono dalla fonte del sapere e vivono piegate al volere di pochi… sembra proprio la favola dei giorni nostri. Sembra che Aristofane stia lì a guardarci.In questa società pre-atomica, avariata, iniqua, un contadino arricchito, di nome Strepsiade, cerca riscatto e si rivolge a Socrate per imparare a fregare il prossimo ed estinguere furbescamente i suoi debiti. Dopo aver tentato invano di frequentare la scuola di Socrate, Strepsiade, stremato dalla sua stessa ignoranza, convince il figliolo Fidippide, ragazzo viziato e scostumato, ad imparare l’arte del raggiro presso il pensatoio di Socrate. Alla fine della storia, la morale è sempre quella: vai per fare del male e del male ti sarà fatto. Fidippide, infatti, istruito dai due antitetici adepti del barbone, il discorso giusto e il discorso ingiusto, che gli insegneranno per bene le tecniche oratorie per frodare, avrà la meglio sul padre piegandolo alle sue voglie.L’epilogo violento della storia, con l’incendio appiccato da Strepsiade al pensatoio di Socrate, è il risultato di una comunicazione corrotta, sbagliata che si perpetra nei giorni, negli angoli, nelle scuole, nei mass-media. La comunicazione che non ci lascia scegliere perché ci lava via i pensieri e la capacità di discernimento. In televisione, in teatro, il popolo invece dovrebbe esser sovrano e decretare il successo o il fallimento del modello mediatico proposto. Nella parabasi sarà proprio un interprete della commedia a raccontarci la vera tragedia quotidiana dell’arte, a sottolineare la responsabilità del ruolo dell’attore e dell’artista in quanto portatori di civiltà e la responsabilità del signor pubblico di avvalorare la qualità e l’intelligenza di un’opera teatrale. Piccole scelte ma grandi segni di crescita intellettuale.
E’ semplicemente la saga degli dei moderni e le dee nuvole che Socrate presenta al bifolco Strepsiade come uniche sovrane, altro non sono che le eteree ed inconsistenti parole del moderno popolo del web. False verità che ci propinano, sfuggente chiacchiericcio telematico tra massaie. E chi ci crede è di sicuro uno zotico, o meglio uno Strepsiade.
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CALATAFIMI SEGESTA FESTIVAL
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Teatro Antico – 18 -19-20-Agosto ore 19.15 di MenandroRegia: ROMANO BERNARDI
Con:
Tuccio Musumeci, Miko Magistro, Margherita Mignemi, Debora Bernardi, Salvo Piro, Plinio Milazzo, Maria Rita Sgarlato, Antonio Castro, Enrico Manna
Note:
Conosciuto solo per fama e nella rielaborazione dei comici latini, Menandro è venuto alla luce, nel 1957, in una parte della sua produzione originale, attraverso papiri egiziani. Le tre migliaia circa di versi, contenuti in frammenti di varia lunghezza, riguardano una quindicina delle cento e più commedie composte in trent'anni di febbrile attività e solo per poche sono restituite parti che permettono di ricostruirne il contenuto e giudicarne il valore.
L'unica rinvenuta pressoché intatta è appunto il Dyskolos (317 a.C.). Vi si narra la vicenda di Cnemone, vecchio scontroso e misantropo, che, solito cacciare a bastonate chi aspira alla mano della figlia, alla fine si ricrede riguardo alla bontà del prossimo, quando viene salvato, dal pozzo dove era caduto, proprio da Sostrato, un giovane e ricco ateniese innamorato della ragazza.
Nello spettacolo realizzato dal Teatro Stabile di Catania e dal Teatro della Città, l'autore dell'elaborazione si è divertito a mescolare situazioni e personaggi, tanto che, pur rispettando la vicenda raccontata da Menandro, ne è scaturita una commedia del tutto nuova che oltre ad esaltare gli elementi comico-grotteschi del testo originale, offre agli attori materiali e suggerimenti per una diversa interpretazione, e al pubblico uno spettacolo nuovo, brillante e pieno di ritmo.
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Teatro Antico – 19 agosto, ore 5.00 ALBA di ApuleioRegia: FRANCESCO POLIZZI
Musiche: Franco Accascina
Scene e costumi: Attilio Turchese
Con:
Giancarlo Commare, Francesco Polizzi, Martin Loberto, Ambra Cianfoni, Alessandra De Rosario, Francesca Dinale
Produzione: èranos
Note:
La scherzosa storia del giovane Lucio, appassionato di incantesimi e prodigi, che per un fatale scambio di filtri magici si trasforma in un asino, e solo dopo molte tormentose peripezie riesce a ritrovare il suo aspetto umano grazie all’intervento divino di Iside, racchiude un significato profondo non molto distante dal simbolo tragico per eccellenza: Edipo. Come per Edipo la vera colpa di Lucio è la sua smania di sapere, quella curiositas, per cui non arretra di fronte a nessun pericolo. Ciò che Lucio vuole imparare dalla maga Panfile – asservire al proprio potere le forze naturali e divine – è la più tragica hybris nella quale possa incorrere una creatura umana: e come Edipo dovrà pagare la sua superiore intelligenza con l’accecamento e con il lungo vagabondare senza patria, sprofondato in esperienze degradanti che lo portano a conoscere una realtà di dolore,
violenza e perversione. E come per Edipo le disavventure di Lucio sono allo stesso tempo
punizione e veicolo per una più adulta maturità. Ma lontano dai toni tragici dell’eroe di Sofocle, Lucio trova invece la sua espiazione attraverso la farsa, la commedia buffonesca, la mescolanza di alto e basso, sublime e immondo che ne fanno il modello di tutti i romanzi di formazione
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Teatro Antico – 21- 22 agosto, ore 19.15 PRIMA NAZIONALE Di Marguerite YourcenarRegia: MAURO AVOGADRO
Con: Dario Battaglia, Nicasio Catanese, Federica Cavallaro, Ivan Graziano, Anita Martorana, Vladimir Randazzo.
Costumi: Ivan Bicego Varengo
Musiche originali di: Gioacchino Balistreri
Assistenti alla regia: Riccardo Rizzo, Andrea Saitta.
Produzione: Centro Teatrale Meridionale e Compagnia RDA.
Note:
“Elettra o la caduta delle maschere”, una riscrittura teatrale del mito degli Atridi. Per questa “nuova” Elettra, l’Autrice attinge dal classico (e segnatamente da Euripide) solamente nomi dei personaggi e ambientazione. La povertà e l’umiliazione di questi esseri provenienti da una eco lontanissima - dal mito - sono gli stessi sentimenti di quei tragici anni di guerra, nel Mondo, sentimenti che inaspriscono l’odio, quindi la vendetta. I temi dell’ Elettra di Sofocle ed Euripide, così come quelli delle Coefore di Eschilo, condividono essenzialmente un tratto comune: il trionfo della Giustizia per mano dei figli vendicatori (Oreste ed Elettra). Ma cosa succederebbe se si spostasse letteralmente il punto di vista di chi osserva questi protagonisti della vendetta, se si scardinassero le loro certezze? Questo spostamento del fuoco dell’azione scenica rende i personaggi della Yourcenar universali nella loro continua ricerca di purificazione attraverso il loro accesso in un vuoto che, paradossalmente, li stimola; tutti gli input esterni non cambiano i personaggi, al contrario, li aiutano a determinarsi per quello che veramente sono, non per ciò attraverso cui il mito li utilizza, li manovra. Secondo la visione oggettiva e al tempo stesso illuminante dell’autrice, Elettra o la caduta delle maschere rappresenta un groviglio inestricabile tra Elettra, Pilade ed Oreste, che, al contempo, si contrappone a quello formato da Clitennestra ed Egisto; i primi rappresentano, ognuno per ciascuno, fato, destino, Furie, amore, amicizia e fratellanza, paura e rancore; dentro ciascuno di loro si dissolvono, subito dopo esser nati, i moventi stessi della vendetta. I secondi si oppongono con la loro forza che deriva dall’essere una coppia matura, con quella maligna complicità derivante dall’insulsa convivenza di due vecchi amanti persi nell’oblio del potere. In questa storia, nessuno invocherà la Giustizia, né la Verità. L’evento stesso, denaturato della sua epicità, rende i personaggi scarnificati, ridotti all’osso, privi di pretesti eroici o mitici che li hanno resi thopoi: i volti dei protagonisti di questa Elettra hanno, infine, divorato le maschere che li hanno tenuti nascosti per migliaia di anni.
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Teatro Antico – 23, 24 agosto, ore 19.15 di PlautoAdattamento e Regia: GIUSEPPE ARGIRO'
Con:
GIUSEPPE PAMBIERI e Micol Pambieri
E con la partecipazione di: VITTORIO VIVIANI
Realizzazione costumi: Mela e Rosa Rinaldi
Produzione: Teatro della Città
Note:
L’ultimo Plauto è quello che maggiormente supera i confini della cultura latina per diventare modello di drammaturgia per il futuro teatro. Ne La Casina l’intreccio amoroso, il gioco dei contendenti per conquistare la “ragazza dal profumo di cannella”, gli espedienti metateatrali, la bastonature, ci conducono direttamente alla commedia dell’arte e alla grande commedia del Cinquecento: la Clizia del Machiavelli.
Ne La Casina sono in luce due grandi anime: la scrittura scenica e una struttura drammaturgica composita. Queste due modalità testuali, apparentemente contrastanti, si alimentano vicendevolmente, senza alcuna contraddizione, creando un ossimoro che aumenta la forza dei caratteri e sviluppa una comicità evidente.
La richiesta costante di attenzione manifestata dai protagonisti nei confronti del pubblico assicura un’empatia continua con lo spettatore, tanto da preludere a una satira, non di impegno, come quella aristofanea, ma di visione del mondo: si può ridere e sorridere delle passioni giovanili, delle morbosità senili, degli intrighi amorosi e delle gelosie coniugali.
Il teatro diviene lo specchio del mondo, come negli affreschi goldoniani, da sorvegliare e guardare da una porticina discosta delle tante case plautine che affollano la scena.
L’allestimento si avvale della maestria e della duttilità nel gestire i registri brillanti di Giuseppe Pambieri, capace di interpretare il personaggio del vecchio libidinoso con accenti contemporanei e richiami ai caratteri dei canovacci dei comici dell’arte.
Accanto a lui, una mulier insolita e vigorosa: Micol Pambieri; il legame familiare dei due attori trova quindi perfetta coincidenza sulla scena nei diversi duetti che alludono all’opera buffa.
La cornice musicale rutilante e il gioco pirotecnico degli attori rafforzano la vis comica del testo e coinvolgono gli spettatori così da trasformarli in protagonisti. L’illusione scenica si smaschera continuamente e lo scioglimento finale, con cadenze poetiche ed echi shakespeariani riunisce tutti i convitati, attori e pubblico, nella festa del teatro.
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Teatro Antico - 25 – 26 - 27- Agosto, ore 19.15 Di W. ShakespeareRegia: NICASIO ANZELMO
Con:
Margherita Mignemi, Salvo Piro, Plinio Milazzo, Massimo Giustolisi, Giuseppe Bisicchia, Elisabetta Alma, Irene Tetto, Marina Puglisi, Giovanni Strano, Alessandro Burzotta, Marta Cirello, Valerio Santi, Roberta Andronico, Luigi Nicotra, Pietro Casano.
Coreografie: BARBARA CACCIATO
Assistente alla regia: Davide Montalbano
Realizzazione Costumi: Mela e Rosa Rinaldi
Produzione: Teatro Della Città
Note:
“ … il fiore dell’amore svanito“ - la freccia di Cupido, nello sbagliar traiettoria colpisce facendolo diventare rosso vermiglio – che confonde la ragione, il razionale con l’irrazionale e causa di tutti i subbugli dell’inconscio degli esseri umani, è il protagonista assoluto di questo capolavoro shakespeariano.
Due luoghi d’azione: il primo luogo Atene, dove regna Teseo (non a caso uno dei più famosi seduttori della mitologia greca) che si accinge a sposare Ippolita ( non a caso la regina delle amazzoni), dopo averla sconfitta in battaglia. Il secondo luogo d’azione la foresta dove, in una furibonda perenne lite amorosa, regnano Oberon e Titania sovrani, di una corte di fate e folletti.
Atene è il luogo del quotidiano, della razionalità, dell’ordine; la foresta il luogo dell’irrazionale, dove tutto diventa possibile e gli istinti si scatenano e la realtà diventa illusoria e inafferrabile come un sogno. Fra i due luoghi si muovono ed agiscono, su racconti paralleli, i quattro innamorati e i rozzi artigiani. Ciascuno di loro con storie e finalità diverse, chi per ritrovare se stessi negli affetti e le proprie passioni, chi per ritrovare fama, gloria e denaro: ma tutti alla ricerca della propria stabile identità.
In questa magica foresta, complice gli incantesimi di Puck, tutto si dissolve, tutto si complica tutto diventa illusione. Un magico luogo in cui l’erotismo si rafforza con la passione e produce turbamento fino a penetrare nella profondità dei cuori rischiando di minare le basi stesse della civile convivenza tra gli uomini. La luce fa disperdere i fantasmi inquietanti che la notte ha evocato tra i poeti, gli innamorati e i pazzi coi i “ cervelli in ebollizione e fervide fantasie ”. Si rischia di rimane emarginati dal mondo se la luce del giorno non interviene a raffreddare cervello e fantasie e a ridare al mondo ordine ed equilibrio. Ma quando sembra che il corso delle cose siano rientrate nel loro equilibrio, ecco che ritorna la notte e i fantasmi inquietanti delle passioni, che la luce sembrava di avere domato. Un capolavoro shakespeariano che racconta di un mondo dove i fantasmi dell’irrazionale sono necessari e benefici per la razionalità che ci accompagna. Un esplorazione divertente e spesso comica negli abissi dell’inconscio in un allestimento semplice e leggero come semplice e leggera è la scrittura del Bardo.
Spettacolo realizzato per il 400° di Shakespeare per le Dionisiache 2016
Biglietteria:Botteghino:
0924.953013 – 328.866.37.74 - 388.859.04.66
Info e prenotazioni:
370.137.97.58 – 0924.950.586
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Chiesa San Michele, Calatafimi Segesta – 27 agosto, ore 21.30 CONCERTO FINALE DELLA MASTER CLASS DI CANTO LIRICO
Docente M° VINCENZO DI BETTA
Pianisti accompagnotori: M.to Vito Gaiezza, Giusu Ines Tuttolomondo
Organizzazione:
Istituto Superiore Di Studi Musicali “Arturo Toscanini” - Ribera
in collaborazione con:
Calatafimi Segesta Festival Dionisiache 2017 E
Associazione La Cantoria In Campitelli - Roma
Note:
Vincenzo Di Betta è una figura eclettica: cantante, organista, direttore. Le sue attività di concertista, di insegnante, di ricercatore e creatore di progetti nuovi sia dal punto di vista musicale che culturale, ne fanno uno dei principali protagonista dell’attuale rivalutazione della musica rinascimentale e barocca. Il suo lavoro, riconosciuto dalla critica a livello italiano ed europeo, propone un’interpretazione caratterizzata da una viva creatività ed entusiasmo, avvalendosi dei criteri filologici più aggiornati, riscoprendo degli inediti del repertorio rinascimentale e barocco, in particolare della scuola siciliana e romana.
Ulteriori informazione nella sezione dedicata ai CANTIERI D’ARTE
INGRESSO GRATUITO
Evento esclusivo per
CALATAFIMI SEGESTA FESTIVAL
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Teatro Antico – 29 agosto, ore 19.15 Di Niccolò MachiavelliRegia: GIUSEPPE BISICCHIA e MASSIMO GIUSTOLISI
Con:
Giuseppe Bisicchia - Massimo Giustolisi - Irene Tetto, Roberta Andronico - Luigi Nicotra - Biagio Barone, Silvana D'Anca - Giovanna Sesto
Costumi: Casta Diva
Note:
La Mandragola, è annoverata tra i capolavori del Teatro Italiano
Certo, in essa non mancano espedienti e meccanismi che derivano dalla tradizione latina (Plauto e Terenzio) e che nel 500 erano ancora abbondantemente sfruttati. Perciò, in ogni modo, si tratta di una commedia di quel secolo. Ma il livello espressivo e la perfetta riuscita della rappresentazione dei tipi utilizzati, oltre alla ricchezza di dettagli e allusioni che li riguardano, tengono lontana l’opera dal rischio di essere una delle tante imitazioni di modelli risaputi, per quanto autorevoli.
La commedia rappresenta, sotto il profilo comico, la visione dei rapporti umani che con ben altra tensione l’autore aveva espresso in “Il principe” e in altri trattati. La stessa scelta comica prevede il ricorso a un linguaggio prevalentemente basso, quotidiano, e un orientamento dell’attenzione su fatti e sentimenti ordinari. La sproporzione fra la quantità di ingegno utilizzata nell’ordire la manovra e il valore relativo del suo fine, è per lo spettatore motivo di ulteriore comicità.
Il ritmo incalzante e la presenza solo di episodi e personaggi assolutamente necessari, fanno sì che la commedia avvinca lo spettatore, non permettendogli di distrarsi annoiato: il che, com’è noto, è una delle principali chiavi di successo di un’opera, ancora oggi.
Spettacolo creato in esclusiva per
CALATAFIMI SEGESTA FESTIVAL
Biglietteria:Botteghino:
0924.953013 – 328.866.37.74 - 388.859.04.66
Info e prenotazioni:
370.137.97.58 – 0924.950.586
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Teatro Antico – 30 agosto, ore 19.15 Di EschiloAdattamento e Regia: GIUSEPPE ARGIRO'
Con:
RENATO CAMPESE, Cinzia Maccagnano, Maurizio Palladino, Cristina Fioretti, Silvia Siravo, Alberto Caramel,Silvia Falabella
Aiuto regia: Marta Cirello
Grafica: Sara Angelucci
Proiezioni: Claudio Ammendola
Arredi: Latti Scenografie
Ufficio Stampa: Brizzi Comunicazione
Foto: Tommaso Le Pera
Note:
Il passato esercita un’attrazione irresistibile, infatti le nostre radici affondano in una cultura immortale: i classici ci parlano da lontano e spiegano il presente. L’eternità della tragedia consiste nella sua contemporaneità. L’Orestea sancisce non solo la nascita della storia teatrale, ma della messa in scena come specchio della civiltà. L’archetipo dell’eterna lotta tra il maschile e il femminile si concretizza in un conflitto universale tra matriarcato e patriarcato, materializzandosi nelle figure di Clitennestra e Agamennone. Le solitudini dei diversi personaggi trovano conforto nella scrittura sublime di Eschilo. L’intera trilogia, l’unica a noi pervenuta, è stata condensata in 75 minuti, mantenendo comunque intatta l’azione scenica, più evidente nell’Agamennone e legata alla vendetta nelle Coefore. La parte dibattimentale delle Eumenidi è stata interamente affidata al personaggio di Atena. La tessitura drammaturgica è scandita dai capitoli che confermano la serialità della tragedia e ne aumentano la dimensione epicizzante. L’ambientazione è volutamente borghese, nella ricostruzione di un interno che racconta le vicende familiari degli Atridi: il ghenos è infatti il nucleo originario della colpa che si tramanda senza pietà di padre in figlio e costituisce l’essenza stessa della tragedia classica rispetto alla modernità. Il conflitto degli opposti inconciliabili esplode in una sequenza di omicidi parentali che sembrano affollare le cronache contemporanee. Si intrecciano così vendette ed esecuzioni sommarie che anticiperanno, grazie al futuro teatro di Seneca, le più buie atmosfere shakespeariane. La drammaturgia eschilea è viva e di forte impatto emotivo, in virtù di una scelta stilistica condivisa con un cast di attori straordinari, che prosciugano il testo, privandolo di ogni retorica, stilizzandone alcuni momenti, scegliendo una parola rarefatta e profondamente poetica. Il coro, testimone degli eventi, è composto da due elementi che rappresentano la comunità di Argo: il vecchio, depositario della memoria collettiva, e la giovane che nutre ancora speranza per il ritorno del re dalla terribile guerra di Troia. Agamennone e Oreste sono impersonati dallo stesso attore, traslando ciò che avviene normalmente con Elettra, che assume su di sé la memoria del padre. Questa volta è il figlio a rivestire le sembianze paterne, realizzando la vendetta e precorrendo Amleto, come sintetizza Pirandello nelle pagine de Il fu Mattia Pascal. Cassandra ci appare come una visionaria, dilaniata dalle bugie delle visioni, che preconizza un futuro di devastazione, adatto a uno scenario postbellico. Il linguaggio si mantiene alto e viene volutamente contaminato con reviviscenze dialettali solo in occasione dell’arrivo del Messaggero, che evoca scenari bellici e definisce così la condizione del reduce. L’ultima parte dello spettacolo si concentra sul mito fondativo della democrazia, consegnata da Atena all’intera umanità. La parola teatrale definisce così il passaggio dallo stato di natura allo stato di diritto, affermando la condivisione della norma come fondamento del consorzio civile.
La scena racconta la vita e supera così l’imperfezione degli esseri umani.
Biglietteria:Botteghino:
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Teatro Antico – 31 agosto, ore 19.15 Storie di ShahrazadCon:
Yousif Latif Jaralla
Note:
Giorno dopo giorno, notte dopo notte Shahrazad racconta al sultano suo sposo una storia diversa per avere salva la vita, intuendo sin dall’inizio che la propria salvezza dipende dalla salvezza del suo carnefice. Soltanto liberando il sultano dalla rabbia e dall’odio, dalla cecità e dalla vendetta che albergano nel suo animo dopo il tradimento di una delle sue mogli, Shahrazad potrà interrompere il meccanismo omicida innescato per vendetta e secondo cui il re uccide sistematicamente le sue spose al termine della prima notte di nozze. Per tale scopo, Shahrazad lo conduce con l’immaginazione in un labirinto di racconti intrecciati, popolati da esseri di straordinaria bellezza e di rare meraviglie, in un incontro con antichi re, potenti maghi, poeti, mendicanti, amanti ed esseri soprannaturali; lo educa, attraverso le sue narrazioni, all’amore e alla conoscenza, conducendolo alla scoperta della sacralità del vivere e del perdono. Yousif Latif Jaralla è un cantastorie e narratore iracheno. Nei suoi spettacoli ricorre ad una tecnica di narrazione fondata su una circolarità ritmata, propria della narrazione rituale sufi. Alla voce, egli affianca spesso l’utilizzo di tamburi tradizionali di provenienza mediorientale, il cui suono contribuisce alla scansione del tempo e delle scene, amplificando l’effetto rituale della narrazione stessa. Vanta prestigiose collaborazioni con artisti e intellettuali del panorama nazionale.
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Teatro Antico – 1 2 - settembre, ore 19.15 Da SenecaRielaborazione e Adattamento: Alberto Bassetti
Regia: GIOVANNI ANFUSO
Con:
LILIANA RANDI e ANGELO D'AGOSTA
Costumi e Attrezzerie: Riccardo Cappello
Musiche: Nello Toscano
Note
La riscrittura di uno dei miti più noti, amati e rielaborati della classicità, presenta sempre la responsabilità di confrontarsi con grandi autori; questa rielaborazione ha lo scopo di rendere più chiara e potente la ragione della drammaticità della storia. Tuttavia, non mancano momenti diversi, dalle atmosfere più leggere, che addirittura sfiorano quasi i toni della commedia.
Un gioco di ritmi serrati, segnati da frequenti ribaltamenti e colpi di scena; nel pieno rispetto della tradizione. Una versione comunque nuova del grande mito che si fa parlare con la lingua contemporanea
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Teatro Antico - 3 settembre, ore 19.15
Note e jazz al tramonto
GIUSEPPE MILICI (Armonica) ANITA VITALE (Jazz Singer)
Produzione: Ass. Amici della Musica Cefalù "Salvatore Cicero"
Note:
Una chiusura delle Dionisiache 2017 sulla note jazz di uno dei più bravi armonicisti. Giuseppe Milici, musicista che ha suonato come solista in alcuni tra i più popolari programmi televisivi, compresi Serata d'onore, Fantastico, Uno su cento, Festival di Sanremo per citarne alcuni e Anita Vitale, cantante e pianista Vincitrice del MADE IN NEW YORK JAZZ COMPETITION 2013 (dove arriva prima su tutte le categorie), in questo concerto raccontano la loro musica attraverso le proprie composizioni e attraverso quei brani che hanno segnato il loro cammino professionale. Composizioni quali: "Nuovo Cinema Paradiso", "Il Cielo In Una Stanza", "Isn’t She Lovely" e molti altri verranno eseguiti con arrangiamenti originali. Il concerto prevede un omaggio a Toots Thielemans maestro indiscusso dell'armonica recentemente scomparso.
Biglietteria:Botteghino:
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