Penelope, il grande inganno

Teatro di Segesta

I.N.D.A. - Istituto Nazionale del Dramma Antico - Siracusa

Di Manuel Giliberti e GianPaolo Renello

Regia di Manuel Giliberti

Con:
Claudia Bellia, Federica Cinque, Serena Chiavetta, Rosario D'Aniello, Simona De Sarno, Elvio La Pira, Deborah Lentini, Luigi Mancuso,  Alessandro Mannini, Chiara Maschini, Giulia Valentini, Mattia Valenti.

La voce di Omero è di Clara Galante

Costumi: Marcella Salvo

Musiche: Antonio Di Pofi

Movimenti: Serena Cartia

Organizzazione e direzione di scena: Giovanni Ragusa

Note

Nel XXIV canto dell’Odissea i versi dedicati a Penelope la immortalano dunque “moglie di grande virtù” “nobile figlia di Icario”, “saggia Penelope”.Ma cosa accade veramente nella reggia di Itaca , durante quei lunghi venti anni che tennero Odisseo lontano dall’isola? Dieci lunghi anni di guerra durante i quali alla reggia non giungevano notizie di alcun tipo e dopo, altri lunghi anni, dieci anche questa volta, in cui l’eroe vagò per il mare Egeo sfidando mostri, conquistando o amando dee e fanciulle?

Penelope il grande inganno vuole raccontare proprio quei venti anni nei quali in realtà nulla sappiamo di cosa avviene realmente ad Itaca. Quale è la relazione tra Penelope e le sue ancelle? E i Proci come vivono veramente l’occupazione del palazzo? Con quali relazioni? Con quali accordi? Chi le vittime e chi i complici? Il testo scegliendo la forma del flashback inizia quando tutto è avvenuto. Penelope e le ancelle, al pari di tutti gli altri protagonisti della vicenda sono già morti. Ormai incorporei possono rivedere e rivivere quel loro passato,consapevoli di ciò che è avvenuto ma anche disposti a spogliarsi delle loro vesti iconiche per raccontare il vero. In questo racconto tutti sono posti in posizione paritaria:Penelope, le ancelle (che con richiamo alla grande tragedia greca costituiscono il coro), Elena che non rinuncia neanche nella sua condizione di noncorporeità alla esibizione di sé, Odisseo sempre intento a mascherare la realtà a suo consumo. La narrazione è leggera, a volte comica, sempre pervasa da ironia. Le fonti spaziano da Omero a Euripide a Ovidio a Gorgia fino ad autori contemporanei quali Savinio, Ritzos, Malerba, Atwood. La figura di Penelope attraverso le narrazioni successive muta, diviene altro. Sempre alla ricerca di una verità identitaria che la figurina omerica ha sempre nascosto sotto un conformismo rassicurante