DIONISIACHE 2019: TRINUMMUS (LE TRE MONETE) DI PLAUTO DAL 23 AL 25 AGOSTO
VENERDI’ 23 MUSICA “BROADWAY 2.0” CON RICCARDO RANDISI E KATE WORKER
SABATO 24 “MUSIC FROM MYTHS” E NOTTE BIANCA CON PIETRO ADRAGNA IN CONCERTO
DOMENICA 25 ALL’ALBA IAIA FORTE INTERPRETA “PENELOPE”
COLLINA DEL TEMPIO 25 AGOSTO ORE 21.30 “L’OSSO CHE CANTA IN SICILIA”
Trinummus (Le Tre Monete) è la commedia plautina che si avvicina di più a Terenzio — l’altro poeta comico latino del II sec. a.C. La commedia, datata attorno al 190 a.C., tra le meno rappresentate, andrà in scena, con la regia di Domenico Pantano, nel teatro del parco archeologico di Segesta da venerdì 23 a domenica 25 agosto, alle 19.45, nell’ambito del Calatafimi Segesta festival Dionisiache 2019, direzione artistica Nicasio Anzelmo.

Domenico Pantano
Forse è la più morale nello scarsamente morale teatro plautino. Nel Trinummus il moralismo è molto chiaro: parlando di un campo, ad esempio si dice: “Bisognerebbe seminarvi i cattivi costumi se, a forza di sotterrarli, finissero per ridursi a zero”. Il concetto di “dote” viene ampiamente sottolineato diventando motivo di orgoglio e di responsabilità. Si tratta in sostanza di un quadro di vita “borghese”, in una non identificata città di mare, dove contrastano la virtù e la laboriosità degli anziani (Carmide e Callicle) e la dissipatezza di alcuni giovani (Lesbonico), con il contorno di amici, di pettegolezzi e vicende varie che si risolvono comunque in un lieto fine in cui la virtù è premiata e l’errore perdonato. Interessante la sottolineatura di due tipi di giovani, i “buoni” e, almeno per il momento, i “cattivi”.
Sinossi. Carmide, un padre guerriero-girovago, alla continua ricerca di fortuna, lascia i due figli in affidamento ad un amico, Callicle, per affrontare l’ennesimo viaggio. Allo stesso amico confida che dentro la casa dove abitano i figli è nascosto un tesoro, imponendogli di non rivelare mai a nessuno il segreto. L’amico non vedendolo più tornare, ed assistendo al libero sfogo di uno dei figli, Lesbonico, che reclama continuamente monete per il proprio vizio dissipando il patrimonio e mettendo in vendita la casa, temendo di perdere il tesoro, compra le proprietà del padre per poche mine. L’intenzione di Callicle non è quella di approfittare del giovane Lesbonico in stato di bisogno, ma quella di salvare la casa e il tesoro restituendoli all’amico Carmide nel momento in cui sarebbe tornato. Nessun futuro per i due giovani, nonostante la sorella Soteride viva una richiesta di matrimonio da parte di un giovane benestante del luogo, Lisitele. Mentre i servi, Stasimo e Fronesia, tramano modi per avere consenso al matrimonio visto che non c’è più dote per la rabbia di Filtone, padre di Lisitele, si evidenziano: posizioni, caratterialità dei singoli personaggi, dediti al gioco della difesa dei propri piccoli interessi. La tresca è sul punto di riuscire, con buona pace di tutti, quando torna inatteso, naufrago e solo, Carmide il padre, che all’oscuro di tutto rivive in modo distorto gli avvenimenti, passando da una disavventura personale all’altra, prima che la verità si ristabilisca. L’equivoco, l’inganno, la complicità tra i singoli personaggi, determina un mondo piccolo, fatto di manie, pettegolezzi, travestimenti, desideri vietati, e fanno delle Tre Monete, già commedia comica latina, un’opera di grande attualità, in cui l’assenza di potere genera chiacchiere. Regia: Domenico Pantano; con: Domenico Pantano, Marco Prosperini, Orazio Alba, Veronica Baleani, Maria Lauria, Paolo Ricchi, Krzysztof Burzacky Bogucky, Vittorio Chia; Scene di Gianluca Modio; costumi di Ilenia Gurnari; movimenti coreografici Barbara Cacciato; realizzazioni scene OCSA.
MUSICA: VENERDÌ 23, ALLE 22, RANDISI & WORKERBROADWAY 2.0”
Da sempre si associa “Broadway” ad un concetto chiaro: il palcoscenico. La storia di questo luogo magico, che corrisponde alla 42/ma strada di Manhattan, è quella di un nome destinato a rivoluzionare gli spettacoli dal vivo di tutto il mondo. Il grande nome fu subito legato al musical. Nato come ibrido dell’operetta, il musical creava per la prima volta un vero e proprio spettacolo americano che definiva un gusto d’oltreoceano, che non spartiva nulla con ciò che accadeva in Europa. Alcuni tra i più grandi compositori americani, Gershwin, Porter, Kern hanno scritto capolavori indimenticabili per i musical di Broadway. Questi capolavori sono divenuti famosi “standards jazz” resi immortali grazie alle magnifiche interpretazioni dei più grandi jazzisti americani. Broadway 2.0, proposto da Kate Worker e Riccardo Randisi, venerdì 23 agosto, alle 22, sulla collina del tempio, nell’ambito delle Dionisiache 2019, vuole rendere un sentito omaggio alla tradizione del musical attraverso la riproposizione di alcuni dei brani più rievocativi della tradizione americana, proposti attraverso l’esecuzione di arrangiamenti originali targati Worker-Randisi, nei quali affiorano e si amalgamano perfettamente sia la conoscenza jazzistica di Randisi che la visione musicale trasversale ed europea della Worker. Riccardo Randisi al piano, la voce di Kate Worker, Marco Zammuto al contrabbasso, Fabrizio Giambanco alla batteria, Davide Rizzuto al sassofono.
CONVERSAZIONI D’AUTORE: SABATO 24 ALLE 21.30 ALBERTO STABILE PARLA DI MEDIO ORIENTE IN FIAMME CON 12 MILIONI DI PERSONE IN FUGA DAI CONFLITTI
Per “conversazioni d’autore” sabato 24, alle 21.30, sulla collina del tempio, il giornalista e per anni corrispondente de la Repubblica Alberto Stabile, dialoga con la giornalista Jana Cardinale su “Medio Oriente in fiamme: dallo Yemen al Golfo persico, dalla Libia all’Iran con 12 milioni di persone in fuga dai conflitti. Introduce Rossella Giglio, direttore del Parco archeologico di Segesta. L’iniziativa di inserisce nel programma del Calatafimi Segesta festival Dionisiache 2019.
“MUSIC FROM MYTHS” SABATO 24 AGOSTO ALLE 22.30 SULLA COLLINA DEL TEMPIO
Sempre nel programma del Calatafimi Segesta festival Dionisiache 2019 arriva “Music from Myths” sabato 24 agosto, alle 22.30, sulla collina del tempio, composizione e produttore Salvo Ferrara. Con Salvo Ferrara, piano-synths, Fabio Ferrara, 1° violino, Pippo Di Chiara 2° violino e tastiere, Gaspare D’Amato, viola, Andrea Rigano, violoncello, Agostino Cirrito, sax, akay ewi, e Cristiano Nasta, live set-up programming e sound.Ingresso libero. Il concept è incentrato sul tema del rapporto fra suoni e mitologia, fra percezione uditiva e suggestione visiva. La composizione estende il concetto di classicità avvalendosi di un approccio creativo aperto alle moderne tecnologie di audio produzione. Il suono che ne scaturisce rappresenta il segno peculiare della “laicizzazione” dell’ispirazione classica dell’autore: se l’impronta, nella sua cellula compositiva, è chiaramente orchestrale, in effetti il suo sviluppo viene sostenuto da inconsuete soluzioni timbriche e ritmiche nelle quali arpeggiatori di stampo ambient si sovrappongono a freseggi dettati dagli archi, pads dal sapore “cinematic” fanno da sfondo a larghe melodie cantate dall’ewi (electronic wind instrument), matrici pianistiche, minimaliste si animano grazie all’apporto di drum machines.
ULTIMA NOTTE BIANCA CON PIETRO ADRAGNA IN CONCERTO ALLE 00.30
Ultima notte bianca tra sabato 24 e domenica 25 del Calatafimi Segesta festival Dionisiache 2019, con Pietro Adragna, 31 anni, di Erice, fisarmonicista italiano, concertista di livello internazionale, proclamato campione del mondo di fisarmonica nel 2009 e nel 2011, che ha cominciato a studiare la fisarmonica, nella sua città, a soli 6 anni, con il maestro Salvatore Graziano. Negli anni successivi ha approfondito gli studi con il maestro Roberto Fuccelli e si è perfezionato in Francia con Frederic Deschamps, dedicandosi anche al pianoforte, alla composizione e alla direzione d’orchestra. Ha frequentato il Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze, dove ha conseguito il diploma in fisarmonica sotto la guida del maestro Ivano Battiston e in pianoforte con il maestro Yang Su Cin. Studia ed approfondisce gli studi di direzione d’orchestra con il maestro Alessandro Pinzauti, suo punto di riferimento, diplomandosi in seguito al Conservatorio Vincenzo Bellini di Palermo sotto la guida del maestro Carmelo Caruso.

Pietro Adragna
Il suo lavoro è caratterizzato dalle trascrizioni per fisarmonica di arie d’opera nate per grande orchestra. Nel 2009, ha vinto il Trofeo Mondiale di fisarmonica, tenutosi ad Albufeira, Portogallo. Alla Coppa Mondiale del 2011, svoltasi in Cina, ha vinto nella categoria “Virtuoso Entertainment Music” e nella categoria “Digital Accordion”. Quello stesso anno ha vinto anche il 5° Festival Internazionale della Fisarmonica Digitale a Roma. Negli anni ha suonato in quasi tutto il Mondo: Europa, Nord America e Asia. Ha calcato palchi prestigiosi come il Teatro Massimo di Palermo, Teatro greco di Taormina, Teatro del Mediterraneo di Napoli. Vanta, inoltre, collaborazioni in RAI. Dal 2016 è il direttore artistico del World Accordion Festival in Sicilia, e da ottobre 2017, direttore stabile dell’Orchestra Sinfonica Giovanile “Vito Fazio Allmayer” di Alcamo.
IAIA FORTE E’ PENELOPE NELL’ULTIMA ALBA A SEGESTA DOMENICA 25 ALLE 5
Ultima alba per la programmazione di questa stagione del Calatafimi Segesta festival Dionisiache 2019, a Segesta, con Iaia Forte che è “Penelepe” con la regia di Giuseppe Argirò. Liberamente ispirato all’Odissea di Omero, lo spettacolo di portata affabulatoria che si radica nell’impegno civile, è un viaggio ironico e struggente attraverso i luoghi visitati da Ulisse e raccontati dalla voce femminile di Penelope, Iaia Forte, che con abile trasformismo vocale, veste i panni dei personaggi coinvolgendo gli spettatori nel gioco teatrale delle diverse metamorfosi.

Iaia Forte
Gli eroi omerici, attraverso la riscrittura e la regia di Giuseppe Argirò, diventano grotteschi, brillanti; privati della loro antichità rinascono moderni e profondamente umani in un’interpretazione che si avvale di un repertorio musicale, particolarmente accattivante e sofisticato, con i brani di Debussy, Chopin, Skrjabin, Tiersen, Nyman, Schumann, Piazzolla. “Lo spettacolo è affidato esclusivamente alla forza interpretativa dell’attrice e alla carica espressiva della musica, frutto di un’operazione drammaturgica che considera una voce esclusiva per le molteplici sfaccettature. Penelope, nel suo viaggio affabulatorio attraverso la drammaturgia che propone un’unica voce a ripercorrere le peripezie di Ulisse e tutti i personaggi da lui incontrati, diventerà, di volta in volta, il Ciclope, la Maga Circe, le Sirene incantatrici. Alla voce recitante fa da contrappunto una partitura musicale estremamente accattivante dal fascino contemporaneo; un pianista in mezzo all’oceano interpreta musicalmente il viaggio di Odisseo e l’attesa di Penelope, come se si trovasse in un luogo senza tempo” …“Odissea Penelope, che racchiude nel titolo la sua necessità d’essere anticipando il punto di vista tutto al femminile dell’attesa esprimendo la rivendicazione del dolore, dell’abbandono e della solitudine, reclama il diritto della donna ad esistere, a chiamarsi con un nome proprio, affermando un’identità che non può essere decisa a priori da nessun sistema culturale. Nella memoria si consuma la violenza. Rimane il dolore muto e silenzioso che nega qualsiasi forma di rimozione ritrovando, nella parola e nel teatro, l’unica forma di rappresentazione possibile”.
COLLINA DEL TEMPIO 25 AGOSTO ORE 21.30 “L’OSSO CHE CANTA IN SICILIA”
Sempre nell’ambito del Calatafimi Segesta festival Dioniasiache 2019, domenica 25 agosto, ore 21.30, “L’osso che canta in Sicilia”, una fiaba di magia tra oralità e scrittura. Conferenza spettacolo ideata da Sergio Bonanzinga (Università degli Studi di Palermo), con la partecipazione di Francesca Chimento, Barbara Crescimanno e Michele Piccione. Introduce Rossella Giglio, direttore del Parco archeologico di Segesta. Con il titolo convenzionale “L’osso che canta” si usa indicare una fiaba di magia diffusa in tutta l’area europea. Nelle Isole Britanniche la medesima narrazione è diffusa anche sotto forma di ballata. L’intreccio si può così sintetizzare: 1) un giovane (o una giovane) uccide il fratello (o sorella) e lo seppellisce (o getta il cadavere in uno specchio d’acqua); 2) dalle ossa dell’ucciso, o da una pianta cresciuta sul luogo della sepoltura (o dell’annegamento), un passante (pastore, menestrello, giullare, mendicante, contadino) ricava uno strumento musicale (flauto o piffero, zampogna o cornamusa, arpa, violino) oppure una sua parte (a esempio il bocchino di un corno secondo la variante presente nella celebre raccolta dei fratelli Grimm); 3) nello strumento s’incarna l’anima del defunto che attraverso il suono-canto accusa il responsabile dell’omicidio. Anche in Sicilia la fiaba è presente, e in tutte le varianti attestate nella letteratura demologica sono incluse delle parti cantate, anche se la melodia utilizzata nel canto viene rilevata all’inizio del Novecento esclusivamente dal musicista-etnografo Alberto Favara. Nel corso della conferenza-spettacolo verranno letti e drammatizzati i testi del cuntu attestati nella letteratura folklorica ed etnomusicologica (Gonzembach, Pitrè, Grisanti e Favara) e mostrati i filmati di alcuni fra più significativi esempi rilevati nella tradizione orale contemporanea.

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